Dopo l’esclusiva con Manuela Levorato, è ora il momento di dar spazio ad una delle migliori interpreti dei 400 metri piani in Italia.
Sto parlando diRebecca Borga, 22enne ragazza veneta in forza alle Fiamme Gialle dal 2018 e – in abiti civili – tesserata per la Biotekna Marcon.
La ragazza di Quarto D’Altino vanta un personale di 53″15 nei 400 e fa parte del giro della nazionale assoluta da ben più di un anno: con la maglia azzurra ha corso diverse manifestazioni internazionali.
Tra i suoi successi, ricordiamo il record nazionale di categoria con la 4×400 agli Europei di Grosseto del 2017 (3’35″86), l’oro ai Campionati del Mediterraneo U23 con la 4×400 azzurra (3’37″88) e il bronzo con la nazionale assoluta nella 4×400 di Bydgoszcz (Coppa Europea a squadre), con il crono di 3’27″32.
Nelle gare individuali vanta un sesto posto agli Euro U20 di Grosseto e un ottavo posto agli Europei U23 di Gavle.
Tra gli altri primati personali c’è anche un 23″89 nei 200. Rebecca – in questa intervista – si è raccontata a tutto tondo, dai suoi inizi con l’atletica, passando per i risultati fin qui ottenuti, per il futuro e… la Biotekna Marcon, una vera famiglia per lei.
Ciao Rebecca, grazie della disponibilità. Come hai passato la quarantena e com’è stato il rientro in campo il 4 maggio?
“Durante la quarantena non sono riuscita ad allenarmi molto perché mi son procurata una piccola distorsione appena iniziato il lock-down e questo mi ha impedito di allenarmi. Sono comunque riuscita a fare dei circuiti con esercizi a carico naturale in base a ciò che riuscivo io a fare. Per fortuna poi nel momento in cui hanno riaperto le piste, io avevo ripreso a correre: il rientro in campo è stato un po’ difficile perché non essendo riuscita ad allenarmi molto non poteva essere di certo facile.”
Sappiamo che studi lingue a Ca’ Foscari. Ci parli del tuo percorso di studi? Che progetti hai per il futuro?
“Adesso sto facendo il terzo anno, per quanto riguarda il futuro… non so se finita la triennale farò la magistrale o se intraprendere un altro percorso. Sono uscita dal Leon Battista Alberti di San Donà, ho studiato relazioni internazionali.”
Chi è Rebecca Borga al di là dell’atletica e degli studi? Quali sono i tuoi hobby?
“Oltre all’atletica mi piace ascoltare musica, non ho un genere in particolare. Poi sicuramente mi piace passare il tempo con le persone cui voglio bene, quindi la mia famiglia, mio moroso, i miei amici”
Hai iniziato il percorso sportivo facendo ginnastica ritmica, poi sei passata all’atletica. Quando hai mosso i primi passi nella regina degli sport e come ti sei appassionata?
“Io ho iniziato atletica 12 anni fa ormai, quindi ero piccola. Ho iniziato perché volevo cambiare da ginnastica. Mio fratello faceva calcio proprio a Marcon e un giorno guardando una sua partita ho visto dei ragazzi che si allenavano, lì mi sono incuriosita e sono andata a provare. Poi fin dal primo allenamento ho fatto amicizia con i ragazzi: si è creato un bel gruppo, lo sport mi piaceva e ho continuato. Poi man mano le cose si son fatte più serie, fino a diventare il mio lavoro.”
Sei stata una trecentista di buonissimo livello sotto la guida di Alessandro Pavan e Federico Sottana. Che rapporto avevi con loro? Sei soddisfatta del tuo percorso iniziale?
“Sono soddisfatta certamente del mio percorso iniziale perché avevo iniziato per divertimento. Poi grazie ai miei due allenatori Alessandro e Federico son venuti fuori anche i risultati, quindi posso ritenermi soddisfatta. Il rapporto con loro è un ottimo rapporto: mi hanno aiutata dal punto di vista fisico, quindi negli allenamenti, poi c’è un ottimo rapporto personale, cosa che è fondamentale”
Il 2016 ti ha portata ad un notevolissimo 53″35, ottenuto a Rieti. Che ricordi hai di quella gara? Il mancato record italiano è un tuo piccolo rimpianto?
“Di quella gara ho un ricordo molto bello: venivo da un periodo in cui stavo andando bene e ottenevo buoni risultati. Non mi aspettavo quel tempo e nemmeno era un mio obiettivo, quindi ero molto contenta. Per quanto riguarda il record italiano, un po’ son dispiaciuta… ma non mi dispero: preferisco fare un bel tempo adesso che averlo fatto 3 o 4 anni fa”
Quel tempo – a detta di molti – pareva proiettarti verso la vetta dei 400 e a tempi tra i 51 e 52. Cosa ha rallentato quella che pareva essere una crescita importantissima e rapida?
“Diciamo che non c’è stato un motivo particolare, nessun infortunio grave: qualche acciacco, ma facendo atletica a certi livelli è normalissimo. Come ho detto prima, preferisco fare questi tempi adesso che sto entrando nell’atletica dei grandi piuttosto che farli da giovane per poi fermarmi. Preferisco fare 52″ a 22 anni che averlo fatto a 16 anni perché magari tiravo, come tanti che caricano da giovani e poi si fermano. Credo che in questo sia anche fondamentale il mio allenatore Andrea Montanari: non è uno che vuole tutto e subito, anzi: va per gradi. E lo trovo giusto”
Il 2017 ti ha portato in dote il record italiano U20 con la 4×400 a Grosseto. Che ricordi hai di quella gara?
“Quella gara è stata una delle più belle, inteso come manifestazione e tutto. Poi fare gli Europei in casa è stato davvero bello: si sentiva il tifo, il gruppo era molto legato; io venivo da un bel risultato nella gara individuale, poi abbiamo chiuso in bellezza con il record italiano in staffetta. Mi ricordo che eravamo felicissime, abbiamo festeggiato: ho un ottimo ricordo di questa gara”. Ricordiamo grazie a Rebecca le sue compagne di staffetta: “Allora… eravamo io, Ilaria Verderio, Elisabetta Vandi e Linda Olivieri”
A Jesolo la stagione successiva hai ottenuto con la 4×400 il record dei Campionati del Mediterraneo. Che effetto ti ha fatto correre in casa e ottenere quel risultato?
“Anche là è stato molto bello. Forse mi sentivo ancor più a casa, perché Jesolo è molto vicino a casa mia: c’era la mia famiglia, anche i miei amici son venuti a vedermi. Credo sia stato un po’ strano, perché è stata l’unica gara in cui ho fatto due 400 nello stesso giorno: prima la gara individuale e dopo due ore la staffetta, però è andata bene, ci siamo divertite con le altre ragazze ed è stato bello.” Le sue compagne a Jesolo erano Elisabetta Vandi, Alice Mangione e Virginia Troiani, come ricorda la ragazza veneziana.
Qual è la gara che ricordi con più gioia e quale ricorreresti volentieri?
“Come ho detto prima, tutta la manifestazione di Grosseto: mi è rimasta a cuore per l’organizzazione, per il tifo, la squadra mi è piaciuta. Poi anche gli Europei a squadre di Bydgoszcz dell’anno scorso: son stati la mia prima gara a livello assoluto e mi è èpiaciuta tantissimo. Ricordo le sensazioni, le emozioni che ho provato: ricorrerei volentieri. Tra quelle che mi hanno lasciato l’amaro in bocca ricorrerei gli Europei Under 23 di Gavle, ripensandoci potevo gestire meglio i passaggi il giorno precedente: quella gara lì mi ha lasciato amaro in bocca.”
A livello tecnico su cosa stai lavorando e dove pensi di dover migliorare, per arrivare ancor più in alto? Come gestisci te la gara? Se non ricordo male tendi a passare spesso forte nei primi 200 metri…
“Sto lavorando sulla tecnica di corsa e soprattutto sulla tenuta degli ultimi metri, che è dove devo concentrarmi di più per ottenere risultati migliori. Sulla tattica di gara seguo un po’ la natura della mia corsa: a volte abbiamo provato dei passaggi un po’ più lenti, ma faticavo ugualmente nel finale. Quindi – vedendo ciò – tanto vale partire più forte: vedendo comunque che nel finale tendo ad essere stanca lo stesso, è meglio passare più forte ai 200.”
La Biotekna è un team con diversi talenti per il futuro oltre a te. Dove potete arrivare tutti quanti? Quanto può aiutare avere in squadra atleti di livello, nonostante siano tutti sprinter puri? Considerando i nomi importanti presenti in squadra, come vedi le due staffette 4×100 e 4×400?
“Sicuramente è importante avere in squadra avere altri atleti di livello, ma soprattutto riuscire ad allenarci insieme perché ci sproniamo a vicenda ed è uno stimolo in più anche per l’allenamento. Come hai detto te, sono tutti velocisti più puri e da distanze più corte, però riusciamo lo stesso a far combaciare determinati allenamenti. Poi quando dobbiamo fare delle prove più lunghe i lavori si differenziano e sotto questo aspetto mi aiuta molto Enrico Tirel, anche lui specializzato nella velocità più lunga. In ogni caso è una gran bella cosa e ci aiuta a tutti quanti. La 4×100 con me, l’Elisa Visentin, la Martina Favaretto sarebbe una gran cosa. Tre su 4 intorno ai 12 netti nei 100 è interessante. La 4×400…. lo stesso: ancora con l’Elisa, non credo abbia mai fatto un 400, ma con il suo lanciato può avere un ottimo tempo, poi metterei la Vittoria Venier e ancora la Martina; so che una volta aveva fatto una 4×400… il fatto è che lei si lamenta sempre (ride), però non è così male. Magari all’inizio si lamenta, ma quando è ora di farlo non si tira di certo indietro.”
Che rapporto hai con il tuo tecnico, Andrea Montanari, e con il resto del team Biotekna? Vuoi raccontarci qualcosa a riguardo?
“Ciò che mi lega alla Biotekna è che comunque sono nata e cresciuta là: nonostante per un periodo di tempo io abbia gareggiato per la Riviera del Brenta – per un accordo tra le società -, continuavo ad allenarmi a Marcon. Il rapporto è buono, se ho bisogno di qualcosa sono pronti a darmi una mano. Il rapporto con Andrea è molto bello, perché oltre ad insegnarmi la parte tecnica, mi aiuta molto a livello psicologico, mi sostiene. Anche se c’è un allenamento pesante lui cerca di farmelo sembrare più leggero e comunque c’è uno scambio di idee che è molto importante secondo me.”
Come vedi la situazione dei 400 in Italia? Dopo il ritiro della Grenot secondo te manca una punta di diamante?
“Non credo: il livello medio è comunque tendente verso l’alto, abbiamo Benedicta che fa 51. Siamo un buon buon numero di atlete sotto i 54. Non c’è chi è andata a sostituire Libania, però alcune corrono in 51 e non è così piano. Il livello è medio-alto secondo me.”
Cosa è significato per te l’ingresso nelle Fiamme Gialle? Credi sia fondamentale l’ingresso in un gruppo militare per fare atletica ad alto livello? Continui a vivere l’atletica come un divertimento, nonostante tutto?
“Sono consapevole che è il mio lavoro, ma deve continuare ad essere un divertimento. Fare ciò che piace è fondamentale per continuare a riuscire a farlo bene: se lo si vede come un obbligo poi diventa tutto più difficile. Questo è il mio lavoro e lo faccio più seriamente anche grazie all’ingresso nelle Fiamme Gialle: magari da piccoli era un gioco, poi entrando in un gruppo sportivo hai più consapevolezza e fai le cose più seriamente. Avere l’appoggio di un GSM è importante e positivo: se hai bisogno di qualcosa puoi contare su qualcuno. Per esempio quando mi son fatta male un anno e mezzo fa alla caviglia avevo bisogno di terapie più frequenti che qua a casa non avrei potuto fare; quindi sono andata giù in caserma, ho fatto le terapie necessarie, ho fatto lavori in acqua… ci sono comunque atleti davvero forti che sono civili e – dunque – non ancora militari, quindi una cosa non esclude l’altra”
Hai obiettivi stagionali e un sogno nel cassetto?
“Difficile dire gli obiettivi stagionali vista la situazione di adesso. Tante gare son state rinviate o annullate, dobbiamo solo attenerci alle regole e sperare di gareggiare. Penso che una delle gare più importanti saranno gli italiani assoluti. Prima che arrivasse il blocco agli allenamenti e prima che mi facessi male ero fiduciosa per la stagione, avevamo fatto un raduno a Tenerife dove ho sentito di essermi allenata bene. Poi è arrivata questa cosa e dobbiamo cercare di arrivare preparati alle gare di quest’anno, man mano decideremo quali fare. Gli obiettivi è difficile definirli. Il sogno… quello un po’ di tutti noi atleti: riuscire a partecipare alle Olimpiadi.. Tokyo 2021, con un po’ di scaramanzia (ride)”
Ringrazio per la disponibilità Rebecca, cui va un grande in bocca al lupo per il futuro, e le Fiamme Gialle.
Si ringrazia Daniele Morbio per l’intervista.