WOW!!! Credo sia quello che hanno esclamato i 600 atleti appena svoltato il tornante n°25 della leggendaria strada del Passo dello Stelvio. Mancano 7km di solo asfalto, la strada è solo nostra, è solo di chi ha deciso di salire con le proprie gambe, l’agognato arrivo è lì a 2757m di altitudine. Anche se esausti nessuno cede, la voglia è tanta di conquistare la vetta, non importa come, mettersi la medaglia al collo è l’unico obiettivo.
Stelvio Marathon, gara giovane alla sua seconda edizione, giornata ideale per correre, sole e temperatura gradevole, partenza da Prato allo Stelvio alle ore 8:00 e qualche minuto… si è dovuto attendere l’arrivo dell’elicottero per le riprese televisive. Con orari di partenza diversi ci sono anche le sorelle minori, con distanze inferiori ma pur sempre impegnative, ad esempio il percorso Classic prevede 26 km con 2400m di dislivello, solo 100m in meno della gara regina.
La prima parte è pianeggiante, una vera è propria maratona su strada con alcuni tratti sterrati ma sempre veloci, ottimo per scaldare i motori. Attenzione, qui il rischio è di farsi prendere dall’euforia, buona cosa sarebbe non esagerare, proprio quello che non abbiamo fatto Alberto ed io! Si percorre, per rientrare a Prato allo Stelvio un bel tratto all’ombra lungo la ciclabile dell’Adige con il suggestivo passaggio ai laghetti e vista sulle cime di roccia e ghiaccio. E qui, ripassando a pochi metri dalla partenza, dopo 16 km inizia l’ascesa. La corsa veloce sul piano ha sicuramente imballato le gambe, pazienza, in un chilometro due ci si adatta al nuovo percorso. Salendo l’asfalto lascia spazio ai sentieri sterrati e ai stretti sentieri di bosco. L’aria si fa fresca e sulla sinistra comincia a vedersi il maestoso gruppo dell’Ortles che ci accompagnerà fino al traguardo, la maratona si trasforma in un trail, ma il terreno asciutto e compatto garantisce una buona presa anche con scarpa da strada leggera. Si sale, si entra ed esce dai boschi, ma prendendo quota si rimane poi esposti su un sentiero alpino con alcuni tratti tecnici ed una vista mozzafiato… non manca proprio nulla, nemmeno i ristori in abbondanza, iniziata la salita, ne troviamo uno ogni 3km, per un totale di 16 ristori. E non mancano neppure le discese, 600m di dislivello negativo, non sono pochi per una gara che ha come scopo l’ascesa alla vetta. Ed è proprio l’ultimo tratto di discesa su singol track a riportarci sulla strada, al tornante n°25. Mancano circa 600m di dislivello positivo, lì in alto si scorge la vetta dominata dal volteggiare del padrone di casa, un avvoltoio barbuto (Gypaetus Barbatus). Si percepisce il percorso che si inerpica tra i tornanti e si vedono i rimanenti 4 ristori che diventano le tappe intermedie da raggiungere. Tutti con il naso all’insù, rimane una sola cosa da fare, conquistare lo Stelvio!
Alberto ed io abbiamo inserito in calendario questa gara in corso d’opera, arrivati al nastro di partenza non proprio al 100% ma con una buona quantità di dislivello positivo sulle gambe. Forse è stato proprio questo a permetterci comunque di fare una discreta prestazione ma soprattutto un buon recupero. Dopo un paio d’ore dalla fine la fatica era già un lontano ricordo e si discuteva su come preparare al meglio una gara di questo tipo.
Il costo d’iscrizione è più alto di una comune maratona, ma gestire una corsa in un ambiente così particolare, garantendo a tutti gli atleti ristori di qualità e in quantità, la possibilità di fare la doccia all’arrivo recuperando la propria borsa, un servizio bus navetta per rientrare a Prato scendendo per il versante svizzero (versante italiano chiuso al traffico per la gara), non è uno sforzo indifferente da parte del comitato organizzatore. Volendo trovare una carenza, forse un pasta-party più consistente ci starebbe… ma io dopo una gara mi mangerei pure il cuoco!
Certo, per partecipare a questa gara è indispensabile una trasferta di un paio di giorni per noi che si viene dalla pianura, ma ne vale veramente la pena.
Link classifiche: http://www.stelviomarathon.it/it/risultati/
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