Gara con al G maiuscola per la distanza, ma soprattutto per la sua portata internazionale, ben 52 i paesi presenti per questa tappa dell’ULTRA-TRAIL WORLD TOUR con più di 1600 iscritti nelle 4 competizioni, perché oltre la regina 100 miglia (168km) c’erano i percorsi da 110, 67 e 41 km.
Alberto, Dario, Marco ed io per ammortizzare la trasferta abbiamo optato per la 100M, distanza molto ambita e diffusa a livello internazionale e non solo in America (che ne ha dato i natali). In Italia ci sono gare anche di chilometraggio superiore, ma la 100M non ha trovato il giusto spazio.
LA GARA: il percorso si sviluppa attraversando da est a ovest la penisola istriana con partenza il venerdì da Labin alle ore 17:00 e arrivo a Umag.
Due gare in una, la prima parte montagna pura, si sta quasi sempre sopra gli 800 metri con quota massima appena sopra i 1400. Purtroppo i primi 80 chilometri si percorrono di notte negandoci l’opportunità di godere del paesaggio. Molto bello il tramonto del sole sulle cime con il mare alle spalle che ci vedeva svanire nell’entroterra. Partiti con il caldo, strada facendo ci si è dovuti coprire per il freddo ma anche per il vento.
Nella seconda parte cambia tutto. Con il sole ritorna il caldo e dalla montagna si passa ad un percorso collinare, quota media 200 metri, non si supera quota 500. Diversi i tratti pianeggianti dove, gambe permettendo, si deve correre. Gli ultimi 10/12 km sono solo pianura, se qui si cammina non si arriva più!
DAVIDE
Di seguito il commento di Alberto, Dario, Marco e Davide
ALBERTO:
100Mile of Istria, gara facente parte del World tour della 100Miglia, adocchiata un paio di anni fa e portata a casa quest’anno.
Ad inizio stagione l’abbiamo buttata in calendario senza tanto ragionarci sopra per poi scoprire che in effetti tanto tempo per prepararla non ce n’era e quindi ci siamo messi subito alla ricerca di gare d’avvicinamento e ad organizzare uscite notturne anche durante la settimana.
E così a distanza di tre mesi circa ci siamo ritrovati io, Marco, Dario e Davide, stipati in una macchina sommersi da zaini, bacchette e sacchi a pelo con destinazione Umago (Croazia), con tanta voglia di correre e curiosi di affrontare questo nuovo percorso, sulla carta molto simile al carso triestino con montagne non troppo alte con fondo roccioso e vegetazione boschiva molto bassa per via dei venti che soffiano praticamente sempre.
Essendo tappa del World tour sono arrivati in Croazia appassionati anche da oltreoceano il che, almeno per me, rendeva la gara molto stimolante. Non capita spesso di gareggiare con molti atleti stranieri, ognuno con le proprie caratteristiche sia nell’approccio alla corsa che alla gara stessa.
Lo start è avvenuto a Labin su una bellissima piazza gremita di atleti multicolore, chi stracarichi di qualunque cosa dal materiale obbligatorio a quello facoltativo e chi invece molto leggero e minimale al limite del regolamento.
Al via, sarà per l’atmosfera e per la vicinanza di molti top runner, tutti i miei buoni propositi di partenza tranquilla e gestita sono andati a farsi benedire e mi son ritrovato a tirare un bel gruppetto a suon di sorpassi e controsorpassi senza mai mollare un centimetro in salita e in discesa e, senza nemmeno che i km, anzi le miglia volavano via, ma consapevole che quei ritmi dovevano essere notevolmente abbassati altrimenti la parte finale, sulla carta molto semplice e piatta, sarebbe risultato molto complicata affrontarla. Tutto molto bello e veloce fino al quarantesimo con alle spalle un tramonto con vista sul mare a dir poco stupendo e con la salita sul punto più alto già “bevuta” in un sorso e … sulla discesa innevata probabilmente una radice mi ha “sgambettato” e sono letteralmente volato fuori sentiero. Atterraggio piuttosto morbido sulla neve e fango ma qualche ramo e sasso hanno comunque fatto il suo. Dopo un piccolo auto chek-up dove ho riscontrato solo escoriazioni e botte superficiali mi sono diretto verso il ristoro, fortunatamente vicino, dove mi hanno detto che ero dodicesimo e da lì i primi problemini. Dolori ovunque e con l’abbassarsi del ritmo di gara inesorabili sono arrivate le prime crisi di sonno. Non ho trascorso una bella nottata, ho corso sempre in difesa ed in molti mi hanno superato, verso le quattro del mattino i primi sentori positivi, ed quando verso le 6 sono arrivato alla base vita di Buzet stavo proprio bene. Qui sosta lunga (forse un po’ troppo) 30 minuti in cui ho mangiato parecchio e mi sono cambiato. Il vento freddo era solo un brutto ricordo e anche se l’aria era ancora frizzante sono partito poco vestito pronto per l’arrivo del caldo.
Da qui tutta un’altra gara, non ho più perso una posizione e sorpassi a go go.
Per una quarantina di km sempre e solo stranieri, quando dopo l’ennesimo aggancio trovo filmante un ragazzo friulano con cui poter fare qualche parola. Assieme abbiamo fatto una ventina di km poi la stanchezza ha fatto sì che mi attardassi fino a perderlo, per poi riprenderlo ad una ventina di km dalla fine. Ormai eravamo immersi in mezzo al serpentone del percorso corto da 40km, la stanchezza e il gran caldo si facevano sentire sull’ultima parte pianeggiante. Molto bello e utile l’incitamento dei maratoneti, e cappello basso sugli occhi via con direzione Umago. A questo punto con le gambe ormai ridotte ai minimi termini e forse ringraziando anche la caduta che facendomi abbassare i ritmi un po’ mi ha fatto risparmiare energie, col mio ritmo tranquillo sono riuscito a riprendere ancora qualcuno fino all’arrivo ad Umago molto bello alle 19e51 dopo ben 26ore e 51 minuti di fatica e divertimento. In classifica generale 36°. Niente di nuovo sul post gara dove la mattina seguente con la medaglia in mano, pieno di graffi e con le caviglie gonfie già stavo immaginando a quando l’avrei rifatta.
DARIO:
100 Miglia… quanti chilometri sarebbero? Questa è la domanda che mi sento fare tutt’ora, ogni volta che entro nell’argomento. Non sto neanche tanto a parlare dei quasi 7000 mt di dislivello a quel punto, visto che già la distanza (168,5 km) sembra essere assurda per chi non è interessato a questo tipo di competizioni.
Dunque veniamo al punto, come si prepara un Ultratrail di questo tipo? Come tutte le gare… allenandosi il più possibile, ma comunque la corsa è talmente lunga che può accadere di tutto, quindi non si è mai veramente pronti… si va e basta!
Così venerdì mattina io, Marco, Davide ed Alberto partiamo alla “conquista” dell’Istria cercando di portare i colori Biotekna il più in alto possibile!!!
Arriviamo ad Umago, ritiriamo i pettorali, cerchiamo un punto dove dormire dopo la gara, pranziamo ed in men che non si dica è ora di andare. Saliamo sull’autobus che ci porta al punto di partenza… Labin.
MI guardo attorno e vedo facce sorridenti ma con gli occhi proiettati verso quella che sarà un’avventura indimenticabile. Si indimenticabile, perché per quanti Ultratrail uno faccia, tutti rimangono stampati nel cuore, nel bene e nel male… grinta, sudore, dolore e gioia!
Ore 17:00, ultimi “in bocca al lupo”, pronti… VIAAA!!!
Parto con calma (la corsa è lunga) mi lascio sorpassare dai più frenetici ed a mia volta sorpasso i più cauti, finché dopo qualche km prendo il passo che più mi soddisfa. Il paesaggio tra monti e mare mi ricorda il perché adoro questo tipo di competizioni. Si va verso il tramonto (ho i brividi quando penso al paesaggio, sembrava di essere in Toscana). I primi 40 km li ho corsi con Davide e Marco, intendiamoci, non si corre effettivamente assieme, semplicemente c’è chi tira in salita chi in discesa e così diventa un tira e molla che per un bel po’ ci vede arrivare ai ristori tutti e tre assieme (mi piace, perché le cose belle sono più belle se fatte con gli amici).
Ad un certo punto mi sento bene. Salgo, vado su che è un piacere. Non sento stanchezza, arrivo al punto più alto del percorso dove tira un bel po’ di vento gelido e pesto neve, scendo veloce, sono in uno stato di grazia. Arrivo all’ennesimo ristoro. Mangio pane e nutella con una fetta di pancetta e formaggio, prendo pane e marmellata, ricarico le borracce e riparto! Sto bene.
Comincio a tirare nel lungo tratto di saliscendi ed in men che non si dica sento cinguettare. Quello è il SUONO della vita! Quello è il suono dell’alba! Quello è una iniezione di ottimismo ed energia che mi fa arrivare a Buzet (metà gara e campo vita) con una forza che non saprei descrivere!
Non mi siedo, cambio maglia, mi preparo ad affrontare il sole ed i restanti 86 km circa. Mangio una schifosissima “Pasta alla Bolognesa” (sto ancora cercando di rimuovere l’esperienza traumatica che ho vissuto) chiamo mia moglie per aggiornarla sul mio stato e riparto.
Pochi minuti dopo, da lì sarebbe partito anche l’Ultra dei 67 km… Eccoli!! mi superano e… scatta quella che poi sarebbe stata la mia tragedia.
Corro sono felice sto bene faccio la mia gara dando il 200%, percorro i restanti km chiudendo la mia performance in 28 h e 12 min.
52° assoluto… sono felice come non mai!
Due giorni dopo mi informano che sono stato squalificato per aver saltato un punto di controllo…praticamente ho seguito un percorso differente (quello dei 67 km ed altro ancora) senza rendermene conto! Mando una mail con la traccia GPS (oltre 169 km fatti), aggiungendo che nessuno dell’organizzazione mi aveva detto di aver sbagliato percorso e spiegando di aver seguito i segnali dello stesso colore convinto fossero indicativi di un unico percorso (quando invece scopro che è stato scelto un unico colore per tre percorsi diversi). Dopo 15 ore di corsa uno potrebbe anche essere un po’ stanco… risposta?
Lei può considerarsi un “Finisher” a tutti gli effetti, ma essendo questo un “World Ultratrail Tour” non possiamo darle il punteggio ITRA che meriterebbe.
Morale? Sono Inca***to nero!!!! Haaaaaaaaaaaaaa!!!
Però, lo sport insegna ad affrontare le situazioni positive e negative così come nella vita. Esco quindi da un’esperienza fantastica che mi ha reso più forte e consapevole delle mie capacità, sia come atleta che come uomo.
Quindi, cosa fai quando dai tutto te stesso e non te ne viene riconosciuto il merito? Fai spallucce, indossi il tuo sorriso più bello e vai verso la prossima avventura!
DAVIDE:
Nelle gare che superano le 24 ore difficile che vada tutto liscio… sonno, fame, stanchezza, dolori muscolari, crampi, vesciche, ecc. nella prima parte ho dovuto condividere il viaggio con qualche fastidio intestinale invadente soprattutto nelle discese. Che fare? Attendere e sperare di ritrovare strada facendo uno stato di forma migliore, il tempo limite di 46 ore permetterebbe di raggiungere la meta camminando. Con l’arrivo dell’alba sono tornato in qua e pure la gara si è rimessa nei giusti binari. Ho ritrovato Marco, farla in compagnia aiuta e non poco. Chiuso sotto le 30 ore recuperando diverse posizioni nella seconda parte, obiettivo raggiunto! Poteva andare meglio, ma considerato che poteva pure andare peggio o non andare proprio, va bene così. La performance migliore va ricercata sempre nella gara successiva.
MARCO:
Che siano 100 metri, 1000, 10000, 100000, 200000 la fatica della corsa è la stessa, non ci sono scorciatoie o colpi di fortuna per far meglio, ognuno da quello che ha, in pochi secondi, minuti o giorni. In una 100MIGLIA si parte per arrivare alla fine, non si può sapere cosa ti succederà in 24/30 ore di gara, però non devi mollare mai (infortuni e problemi gravi a parte). Non c’è salita troppo dura o discesa pericolosa, non c’è il freddo della notte o il caldo del giorno, il ristoro che non arriva mai, i sassi e l’acqua nelle scarpe, si va avanti anche quando si dorme in piedi. Il bello è concentrare in poco tempo tante cose, e così ti capita di guardare il sole tramontare e colorare tutto di rosso il versante della montagna mentre dall’altro le luci delle città si riflettono in un mare già al buio, cieli pieni di stelle, albe in piccoli borghi persi nelle colline, sentire profumi e suoni, condividere la stessa bella fatica con atleti americani, russi, polacchi, una piccola vacanza. Ultima ma non meno importante la compagnia, prima e dopo, DAVIDE, DARIO, ALBERTO, sono ormai una sicurezza su come deve essere un ultra trailer.
A distanza di due settimane l’Ecomaratona del Collio, stessa compagnia più ALICE, da fare e rifare per il percorso bello e mai noioso e se dopo due ore di corsa acceleri e tieni fino alla fine, ancora meglio. P.S.: Alice si è divertita, e per correre a lungo bisogna divertirsi.
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