Bione, in Val Sabbia (BS), è costituito da un territorio montuoso compreso tra i 600 metri s.l.m. e i 1200 metri del monte Prealba, ed è proprio qui che si svolgono le gare “Monte Prealba UP AND DOWN” 36, 24, 12 e 6 ore. Partenza dall’oratorio, base logistica ideale con ristoro, tendone riscaldato per il deposito borse, area adibita al riposo breve o lungo, bagni, docce, bar, ecc. Il giro prevede una salita di circa 3 km per giungere al punto più alto in corrispondenza del primo ristoro al santuario di San Vigilio, poi inizia la discesa comoda e corribile fino al santuario di San Bernardo. Qui una discesa ripida su sentiero fangoso ed erboso, facile cadere ma non ci si fa male.
Altro tratto dove si può correre per poi affrontare un’altra discesa resa insidiosa dalle lastre di pietra e sassi. Altro ristoro al rifugio Fanti in corrispondenza del km 6 e poi un tratto in dolce sali/scendi che riporta in paese. Percorso misto, tratti tecnici alternati a tratti dove si può correre o rilassarsi, asfalto giusto per uscire e rientrare in paese, in tutto forse nemmeno 500 m. Il giro completo misura 8,37 km con 687 m D+, ci sono 3 ristori, più che sufficiente per non obbligare gli atleti alla riserva idrica, anche se 1/2 litro permette di evitare qualche sosta e non grava poi così tanto sul peso dello zaino. Il giro è sempre lo stesso, le condizioni meteo e il fondo no! La 24 ore, dove eravamo impegnati Io, Alberto e Dario partiva alle ore 10:00. Timido sole, temperatura gradevole, fondo umido. Si può partire con abbigliamento medio\leggero, condizioni favorevoli che aiutano quando si parte da freschi. E così con il fondo che si asciugava e anche quella pochissima neve che si pestava andava a sparire. Le prime 7\8 ore passano veloci. Tramonto e poi buio, si accendono le frontali, scendono le temperature e pure la neve. La direzione gara impone l’obbligo dei ramponcini, non saranno necessari ma la prudenza non è mai troppa. È come fosse iniziata una nuova gara! Il freddo obbliga ad un cambio di abbigliamento, la neve che si trova da quota 800m rallenta il passo in salita e aumenta l’attenzione in discesa. Il tratto ripido di discesa dopo San Bernardo va interpretato… neve fresca o neve battuta, sentiero o fuori sentiero, si mette il piede e si cerca l’appoggio dove la tenuta è migliore. Verso le 4:00 del mattino smette di nevicare però in quota si alza un vento gelido. L’escursione termica tra il punto più basso e il punto più alto ora si fa sentire. Ben vestiti in paese si ha quasi caldo, sopra gli 800 metri si batte i denti. Ma l’alba sta arrivando e la luce ridona il colore al paesaggio anche se il bianco della neve la fa da padrone. Con l’alba si avvicina anche la fine della gara, i giochi son fatti, gli atleti sono stanchi e pure i volontari ormai accusano il colpo, qualcuno di loro è rimasto ininterrottamente per 36 ore al ristoro di San Vigilio… stoici! 10, il voto a questa gara, un percorso che non annoia pur ripetendolo diverse volte ed organizzata molto bene; logistica, ristori, addetti e volontari disponibili e sempre sorridenti, per non parlare del pasta party abbondante e generoso di portate. Si respira esclusivamente del buon genuino trail e l’ospite deve solo preoccuparsi di divertirsi!
DAVIDE
Di seguito il commento di Dario, Alberto e Davide
DARIO: “La mia prima 24 ore trail”Non c’è voluto molto a Davide ed Alberto per convincermi a partecipare, anzi ormai a volte mi trovo iscritto a competizioni senza neanche ricordare se mi ci hanno iscritto loro o se l’ho fatto io!Comunque la preparazione è più o meno quella di sempre… lavori tutta la settimana prima della corsa cercando di non calcare la mano, andando a letto presto ed a stomaco leggero, quindi ti alzi fai un’abbondante colazione, alle dieci circa mangi frutta e pranzi il più tardi possibile (potendo). Verso le diciotto uno spuntino leggero, stretching e via a nanna… e così fino al giorno della corsa!Quando si deve fare qualche ora di strada per arrivare al luogo della competizione è importante (ed aimè necessario) alzarsi presto, calcolando anche i tempi per una pausa in modo da arrivare alla partenza ben nutriti ma non in fase digestiva, ed a questo devo dire che mi sono ormai abituato, anzi direi che mi piace arrivare già bello fresco e pronto allo start.Come al solito il clima in queste manifestazioni è accogliente e gioviale.Il percorso è stupendo, tutto su per circa 3 km, poi un super ristoro fornitissimo, con persone disponibili e simpatiche che si sono fatte il loro personale “tour de force” di 24 ore e giù per la discesa ben corribile, tranne dopo la chiesetta dove verso sera si cominciava a scivolare molto a causa della pendenza e del fango. Ancora un tratto un po’ tecnico e, dopo l’ultimo ristoro un bel su e giù di circa 2 km ottimo per sciogliere le gambe!La mia corsa non è andata come volevo, non ho corso per tutte e 24 le ore, dopo poco più di 10 ore mi sono fermato… non so spiegarmi bene il motivo, visto che fisicamente ne avevo, ma forse essendo abituato ad andare da un punto A ad un punto B nel minor tempo possibile, l’idea di affrontare ancora lo stesso percorso per altre 14 ore mi ha un po’ bloccato! Poi pioggia e neve di notte hanno fatto il resto! Il prossimo anno arriverò sicuramente più preparato psicologicamente!
ALBERTO: Vista da un paio d’anni, cinque minuti per convincere un paio di compagni di squadra per farla nostra. Bione (BS) 24ore trail, il nome è azzeccatissimo up&down, circuito da ripetersi fino allo sfinimento o meglio dire finche’ gambe e testa tengono duro.Mi aspettavo un percorso bello tosto e così è stato, una gran salita iniziale intervallata da un leggero falsopiano e poi giù con tre belle discese di cui due molto corribili ed una decisamente tecnica.II meteo in settimana ci aveva tenuto un po’ sulle spine infatti la parte più alta del percorso poco sopra i 1000m presentava ancora un po’ di neve ed il fondo a tratti era molto fangoso. Partenza ore 10:00 del sabato e come ormai abbiamo imparato si parte a testa bassa senza star lì a fare calcoli e pensare al tempo, si corre e basta cercando di far correre l’orologio nel migliore dei modi. I primi giri sono fondamentali perché ancora lucidi bisogna imparare bene il percorso in modo da poter risparmiare energie ottimizzando la tattica, quindi camminando in alcune zone e correndo in altre evitando così di bruciarsi.Fondamentale poi è l’alimentazione, già dal secondo giro ho iniziato a mangiare e bere costantemente ed i tre ristori nel percorso ben forniti di pasti caldi H24 ci ha aiutati non poco.Affrontare un 24ore trail non è cosa impossibile se però poi il tempo atmosferico inizia a fare i capricci allora le cose si complicano; dopo le prime 9 ore corse con tempo bello ha iniziato pian pianino a piovere e poi a nevicare e fino alla fine non ci ha mollato per un secondo. Tutto molto bello, tutto molto duro e tutto molto freddo. Qui i cambi di vestiario sono risultati fondamentali, e giro dopo giro i km e soprattutto il dislivello cominciavano ad accumularsi. La lunghezza del giro ha fatto sì che di notte fossimo tutti sparpagliati sul percorso e praticamente ho quasi corso sempre da solo finche’ verso mattina ho raggiunto Davide che si era attardato un po’ al ristoro e senza dirci niente abbiamo iniziato a girare in coppia e così è stato fino alla fine. Avere qualcuno affianco ha rinvigorito entrambi ed allo scadere del tempo siamo risultati secondo e terzo.Alla fine bravi tutti, anche solo per averci provato ed alla fine tutto fa esperienza.Ora sotto col recupero e con qualche risveglio muscolare perché tra poco, prima della cento miglia dell’Istria, ci aspetta l’Eroica a Vittorio Veneto.
DAVIDE: Primo giro a tutta e poi modalità crociera. Quando partecipo a competizioni contro il tempo, ed in particolare le 24 ore, penso che una giornata sia veramente lunga e quindi risparmiarsi per mantenere un passo regolare è fondamentale. I primi giri scorrono velocemente, si chiacchiera, ci si ferma poco ai ristori e si cerca di accumulare più chilometri possibili in attesa del mutamento climatico già previsto e della stanchezza che inevitabilmente arriverà. Anche mantenere alta la concentrazione è importante, questo fondamentale l’ho ripassato alla 5° ora quando per un sorpasso sono volato a terra. Seduto sul bordo del percorso a guardare la vallata ho fatto la conta dei danni. Escoriazioni al ginocchio e al gomito destro, bastoncino sempre destro lievemente piegato ma in buono stato. Passato il dolore della botta mi rimetto in marcia, obiettivo terminare il giro. Rientrato alla base ho chiesto l’assistenza del personale sanitario, disinfezione, bendaggio, due battute per sdrammatizzare e si riparte. Due giri tranquilli per testare la condizione fisica senza farsi prendere dal panico… la gara è ancora molto lunga. Passa il dolore, il continuo movimento in ogni caso permette di non sentirlo ed arriva il buio. E qui ci si prepara ad accogliere la crisi di sonno, che lieve o pesante arriva sempre, sta a noi gestirla. Per non farsi mancare nulla scende pura la neve, qualcuno si ferma a dormire con il rischio di non ripartire, qualcuno nell’affrontare la salita torna indietro lamentandosi della troppa neve. Per un attimo ho pure pensato che avesse ragione… per fortuna è stato solo un attimo o forse la scusa di una breve pausa ed uno scambio di opinioni. Quando smette di nevicare arriva il vento gelido, i guanti non bastano, moffole. Anche berretto e scaldacollo sono insufficienti, quindi passamontagna. Verso le 3:00 di notte la palpebra si fa pesante e, cosa che evito di fare solitamente, chiedo al passaggio del rifugio in quota la mia posizione per valutare un eventuale rallentamento. “Sei terzo, il secondo a quasi un giro, il quarto ad un’ora”. Mancano circa 7 ore… 2 giri a tutta per mantenere ed eventualmente aumentare il vantaggio ed il sonno come d’incanto sparito! Ore 6:30, come fosse un giorno normale, bagno. In queste competizioni è fondamentale che l’organismo funzioni regolarmente, bisogna introdurre ed espellere! Ormai i giochi sono fatti, mi fermo al ristoro, mi rilasso un po’, è l’ora della colazione. Arriva anche Alberto e nonostante gli scarsi stimoli, la sua seconda posizione non era in discussione, mi accompagna per l’ultimo giro, io devo completarne almeno un altro. Al rifugio di San Vigilio festeggiamo l’ultimo passaggio in quota con pane e gorgonzola ed un bicchiere di birra, il ricordo del 4KVdA si è fatto vivido! Eravamo cotti, esausti, doloranti ma indubbiamente contenti per quello che stavamo facendo e soddisfatti per aver dato il massimo. Non servono molte parole, uno sguardo d’intesa è sufficiente. Affrontiamo a passo allegro la discesa per contrastare il freddo e rientriamo in paese, sull’arrivo lo sprint vinto da me per evitare il doppiaggio… frutto di una contrattazione nell’ultimo chilometro!
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