Grande Prova di tutta la squadra impegnata anche nella 12 e 6 ore.
Secondo posto nella classifica IUTA di società in un unica manifestazione.
Solitamente in questa sezione trail vengono descritti percorsi con 50km e più, conditi con dislivelli da almeno 2000 metri e soprattutto scenari mozzafiato tra cime montuose, boschi, corsi d’acqua, laghi in quota… Bene, nulla di tutto ciò si trova a San Giovanni Lupatoto alla ultramaratona 6-12-24h.
Un circuito di 1,5 km tra una pista di atletica e un anonimo tracciato tra le vie di un quartiere. E qui, in questo micromondo, giro dopo giro, si cerca di ammazzare la noia, prima che lei ammazzi te. Non ci sono rivali, dopo un po’ ci si conosce tutti, atleti, assistenti, addetti al ristoro, organizzatori. A dire il vero un rivale c’è, il tempo, ma non tanto quello da tenere d’occhio ad ogni chilometro, quanto il tempo perso per alimentarsi o per riposare, perché ciò che conta è avanzare, come non importa, ma si deve avanzare.
7 gli atleti Biotekna presenti, Roberto, Alberto e Marco per la 24h, Enzo per la 12h, Andrea, Mattia ed io per la 6h.
Sabato ore 10.30 la partenza della 24h. dopo due ore arriva il caldo e parte anche la 6h ribattezzata per l’occasione la gara degli infermi, tutti e tre acciaccati o febbricitanti.
Il caldo miete vittime, diversi i ritirati e alcuni preferiscono sostare in attesa della notte. Noi scegliamo invece di rimanere in pista senza consumarci troppo. Alle 19.30 termina la 6h, doccia, pasta party e salutiamo Andrea. Sorpresa!
A premiazioni quasi terminate mi accorgo di essere 2° di categoria, premio ritirato per un pelo! Prima di andare a festeggiare con una pizza accompagniamo Enzo alla partenza della 12h alle 22:30. Mattia ad una certa saluta la compagnia, è stato un eroe anche solo presentandosi considerate le condizioni, il venerdì era a letto con la febbre.
Arriva la notte… ed inizia la gara! La temperatura è gradevole ma la stanchezza fisica e mentale si fa sentire e la voglia di fermarsi è tanta. Anch’io accuso il colpo, provo a schiacciare un pisolino ma ogni minuto c’è sempre qualcuno che ha bisogno di qualcosa, oltre ai 4 Biotekna al nostro tavolo si fermava chiunque… sarà stata la birra?
Arriva l’alba, mancano poche ore e ormai si gira per inerzia, ma qualche pasticcio al tavolo dei cronometristi non permette di adagiarsi, quindi si continua a correre! Ore 10:30, colpo di pistola, gara terminata e con ottimi risultati:
24 ore
12 ore
6 ore
Ringrazio Roberto, Marco e Alberto per aver confermato la presenza anche quest’anno alla 24h, e un ringraziamento speciale ad Enzo, Andrea e Mattia per la loro prima gara su circuito… augurandomi che non sia anche l’ultima!Sommando le nostre prestazioni abbiamo accumulato quasi 700 km, ci siamo così distinti aggiudicandoci il secondo posto nella classifica del Campionato Italiano IUTA per Società.
Link classifica: https://www.icron.it//newgo/#/classifica/20190663
DAVIDE CONARDI
ENZO
E’ stata soprattutto la curiosità che mi ha spinto a partecipare alla mia prima gara su circuito, il racconto dei compagni, la voglia di provare una nuova esperienza del mondo multiforme della corsa. Avrei potuto accontentarmi della 6h ma avendo portato a termine gare in montagna probabilmente più lunghe e impegnative ho considerato la 12h alla mia portata.
Sono arrivato in pista quando i miei compagni impegnati nella 6 e 24 ore stavano già girando… li vedevo passare spesso davanti ai miei occhi ed ho pensato “qui sarà lunga e tosta! Partito rilassato, senza spingere troppo. La temperatura era ideale… si stava da Dio il caldo del pomeriggio era solo un ricordo.
Dopo circa venti giri è subentrata la noia, sempre lo stesso giro, uno dopo l’altro, sempre le stesse curve, lo stesso scenario, la stessa gente… a metà gara conoscevo quasi tutti i partecipanti ed ogni centimetro del percorso. Come mi era stato consigliato cerco di isolarmi, di pensare il meno possibile al gesto atletico e portare il pensiero altrove, la strada è mia, è tutta questione di mente, ti poni degli obbiettivi, ci provi, e vai, vai, vai… penso “posso arrivare a 100 km”. A 3 ore dalla fine mi rendo conto che l’impresa è ardua, sono troppo stanco, rallento il passo, difficile in queste condizioni trovare gli stimoli, mi vorrei fermare. Ma ecco, in quel momento arrivano due miei compagni e grazie a loro riesco a ripartire e portare a casa un ottimo risultato per la mia prima esperienza.
Volevo ringraziare tutta la squadra, per me ogni consiglio e incitamento col megafono è stato utile.
ROBERTO
La partenza è stata buona e la prima parte della gara complessivamente discreta, ma verso sera, tra noie fisiche e l’annuncio di malviventi che stavano aprendo le macchine in parcheggio, ho perso la voglia di correre. Ho cercato, inutilmente, di dormire su una panca scomoda mentre i miei compagni continuavano a spronarmi a riprendere la gara.
Dopo qualche ora, piano piano ho ricominciato a girare e alla fine ne è uscita anche una buona rimonta, dalla 79° alla53° posizione. Sinceramente però ho preferito la 24 ore milanese dello scorso anno, Lupatotissima per me è stata troppo complessa, racchiudendo molte gare la confusione era costante.
Ultima cosa, l’organizzazione non ha messo a disposizione niente per riposare.
ALBERTO
Su una 24 ore ce ne sarebbero da raccontare a mente fredda! Mi soffermerei sul gruppo, piccolo ma affiatato e soprattutto fondamentale in queste occasioni.
Ci conosciamo da anni e spesso si gareggia assieme, non servono tante parole, ormai ci capiamo al volo e ci si mette a disposizione l’uno dell’altro.
Una 24h in circuito può spaventare ma con un team così si affronta la competizione con la testa scarica da pensieri e una gran voglia di far bene!
Positive le sensazioni per la condizione fisica, l’ultimo mese finalmente ero riuscito ad allenarmi con una certa regolarità ed il lunghissimo di 82km con dislivello fatto assieme a Marco due settimane prima della Lupatotissima mi ha dato la convinzione che poteva uscirne una buona gara.
Nota dolente, la stanchezza delle ultime settimane, avevo bisogno di riposare e dormire bene un paio di giorni… impresa assai difficile con i miei bimbi iperattivi in casa!
E ci si trova così il sabato mattina sulla linea di partenza ridendo e scherzando con in testa diversi obbiettivi, innanzitutto divertirsi soffrendo il meno possibile, migliorare il P.B. raggiungendo 180km, e perché no… cercare di infrangere il muro dei 200km!
Le prime ore al contrario del solito faticano a passare a causa del caldo e il sole a picco, pur partendo con un passo prudente le gambe dopo tre ore erano praticamente esauste.
Dalla terza alla nona ora ci hanno tenuto compagnia gli ultramaratoneti della 6h e bisognava non farsi influenzare dal loro ritmo decisamente più allegro.
Il caldo inizia a lasciare il segno, disidratazione, crampi, mal di stomaco, in pista si condivide un po’ di tutto e purtroppo qualcuno abbandona il circuito.
Quando finalmente il sole ha iniziato a calare sono stato pervaso dall’euforia, è stata come una liberazione ed ho iniziato a girare molto regolare idratandomi e mangiando in maniera maniacale. I primi 100km girati in 10:41’ facevano presumere una buona proiezione finale, ma il traguardo è ancora molto lontano, siamo solo a metà gara, molte le incognite e tutto può ancora succedere.
Finalmente alle 22:30 lo start della 12h che ci avrebbe accompagnato fino alla fine della nostra gara.
La notte tra qualche fastidio e molta stanchezza è volata, certo un riposino l’ho fatto per rilassare i piedi e pure un massaggio di venti minuti che mi ha rigenerato.
Arriva l’alba e Davide che una volta finita la 6h si era messo a disposizione di tutti ha cominciato a ragionare sulle posizioni in classifica ed incessantemente mi incitava dicendomi “dai sei nei primi cinque… quello davanti ha poco vantaggio” e così è iniziata la rimonta, superando diversi concorrenti anche della 12h e caricandomi a mille!
Alla 21ima ora ho raggiunto il mio P.B. e cominciavo ad accarezzare l’idea di raggiungere i 200km e qui torna in ballo la squadra, perché grazie a Marco ed Enzo che hanno girato con me, le due ore successive sono trascorse in scioltezza ritrovandomi ad un’ora dalla fine con un discreto vantaggio da amministrare su Maurizio che era secondo!
L’ultimo giro l’ho fatto assieme al team, era giusto condividere la fine di questo lungo viaggio (pur non essendoci spostati di un metro) e allo sparo finale l’abbraccio liberatorio a festeggiare questi durissimi 203.8km.
ANDREA: CRONACA DI UN MEZZOFONDISTA SUL PIANETA “ULTRA”
Trent’anni di agonismo non son facili da superare, nemmeno quando hai finalmente preso
coscienza che la competizione vera è con te stesso, con le tue paure, con i tuoi limiti.
Da ormai cinque anni vivo un’eterna lotta tra istinto e coscienza, tra l’impulso irrefrenabile ad
inseguire chi sta davanti (o seminare chi sta dietro) e la voglia di correre ampliando al massimo la
percezione dei sensi, l’immersione nel contesto in cui corro.
La differenza è chiara: vivere l’effimera e illusoria sensazione d’essere più forte, più veloce degli
altri oppure vivere un’esperienza in cui ci si sente parte dell’ambiente circostante e di un gruppo di
decine o centinaia di persone che assieme cercano di raggiungere un obiettivo.
Da una parte una gara, corsa totalmente concentrati, senza possibilità di distrarsi e arrivando alla
fine senza aver tra le mani altro che il proprio risultato.
Dall’altra un’esperienza umana e naturale in cui le persone che ti circondano, la luce, i colori, le
storie e molto altro, rappresenteranno, al termine di tutto, il più bello ed indimenticabile “pacco
gara” che un evento come questo ti possa regalare.
Beh, tagliando corto, quel rumoroso gruppo di “pazzi”, che alle cene sociali si distinguono per
animare il proprio tavolo con un clima goliardico/etilico, è riuscito nel farmi raggiungere quello che
forse solo una buona e lunga terapia psicoanalitica avrebbe potuto fare. A loro devo essere
riconoscente. prima di tutto perché mi hanno fatto risparmiare un sacco di soldi.
Come avrete già capito, la mia non sarà la descrizione della corsa che il team Biotekna ha
affrontato egregiamente, con risultati di assoluto rilievo, ma piuttosto l’elogio ad un mondo e ad
uno spirito che interpreta perfettamente il motto “L’importante non è vincere, ma partecipare”, e io
ci aggiungo pure che con questo spirito le vittorie hanno un sapore completamente diverso!
Sabato 14 settembre, dopo 9 mesi dalla mia (folle) esperienza all’ecomaratona di Monteforte, son
tornato a cimentarmi nel mondo dell’“ultra”.
Questa volta, per mia fortuna, non c’erano dislivelli da affrontare.
Appena entrato nel campo di gara i compagni di squadra mi hanno accolto con la consueta
gentilezza e serenità, nonché… con una birra ghiacciata!
Proprio così, non sto scherzando, prima di partire per la gara ci siamo bevuti una birra! Con tanto di brindisi di buon auspicio (N.B.: brindisi che poi si sono susseguiti pure durante lo svolgimento della gara).
Nel frattempo i compagni della 24h, sotto un sole di mezzogiorno che cocente portava il
termometro a temperature proibitive, imperterriti continuavano a macinare giri con una lucidità e
serenità incredibili.
Ad ogni loro passaggio presso la nostra postazione, immancabili erano gli incitamenti di “capitan
Conardi” e degli altri compagni: l’assistenza e la cura che c’è in squadra (ma anche verso gli altri
concorrenti) è esemplare.
La partenza della 6h, più che l’avvio di una gara, sembrava poi l’inizio di una passeggiata tra amici
e così in parte è stato, avendo chiacchierato dall’inizio alla fine con i compagni della Biotekna, ma
anche con molti altri partecipanti.
Memorabili i “pit-stop” al box Biotekna, dove oltre alle immancabili birre, ci si confrontava e
confortava, incitandosi a vicenda.
Durante le 6 ore della corsa non ho mai visto incrinarsi questo generale clima di serenità,
nemmeno quando la ripetizione dello stesso giro di 1500m, con il termometro che ormai da 4-5 ore
aveva superato i 30°, vedeva certe persone cominciare a parlare da sole e altre ascoltare
campane che in realtà non suonavano…(questo è il mio caso). In nessun istante è mancato il
sorriso e la voglia di scherzare di Alberto, Marco, Roberto, Davide e Mattia.
Quando però parlo di “passeggiata tra amici”, mi riferisco al clima della gara, al suo spirito. Perché
quanto alle prestazioni, direi che le cifre testimoniano un risultato di prim’ordine da parte di tutti i
partecipanti a questa folle corsa.
Un mondo variegato per età, genere e prestazioni: donne dell’età di mia madre che instancabili macinavano, giro su giro, decine di chilometri; uomini di 60-70 anni che piegati su sé stessi, non solo mi superavano agevolmente dopo qualche ora di gara, ma proseguivano tranquillamente oltre la fine della 6h perché iscritti alla 24h!!!
Questo circuito di 1500m sembrava percorso da un vortice umano carico di determinata
ostinazione per il raggiungimento di un obiettivo che ad ogni giro, pian piano, da reale follia,
diventava utopia per rivelarsi infine un’autentica impresa, costruita con serena caparbietà.
Sentirsi parte di questo “vortice”, di questa forza collettiva, è stata una bellissima esperienza.
L’unico rammarico è di non essermi fermato per assistere e incoraggiare Enzo, impegnato nella
12h e i compagni della 24h.
Se tonerò a correre, son sicuro che non potrò fare a meno di
prenotare qualche altra seduta di “terapia” contro il competitivismo ossessivo compulsivo, certo
che, alla fine, il compenso richiesto dai miei “dottori” sarà semplicemente, una cassa di birra!